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La Valle dei Bagni si trova a nord del Comune di Craveggia, uno dei sette comuni della Valle Vigezzo che comprende Santa Maria Maggiore, centro della valle molto conosciuto turisticamente, e Re, rinomato per i suoi pellegrinaggi all’imponente santuario dedicato al miracolo della Madonna del Sangue. Gli altri paesi della Valle, non meno importanti, sono: Druogno, che apre la valle, Toceno, con costruzioni molto più recenti, Malesco e Villette diventato comune negli anni 60. La Valle dei Bagni, rispetto a Craveggia, si trova nella parte più settentrionale dell’impervia valle Onsernone percorsa dal torrente Isorno. È raggiungibile dall’Italia tramite due percorsi escursionistici di circa cinque ore: dalla Bocchetta del Rosario, percorribile anche a cavallo attraverso boschi di larici e faggi, e dalla Bocchetta di San Antonio percorrendo un sentiero che domina la Valle. Il solo modo per raggiungerla con autoveicoli è il passaggio dal Canton Ticino percorrendo la Valle Onsernone fino al paese di Spruga e continuando, su una carreggiabile costruita nel 1930, fino al confine Italo-Svizzero.
Craveggia, così come l’intera Valle Vigezzo gode di un contesto ambientale e paesaggistico di particolare pregio, la Valle fa parte del Parco Nazionale della Val Grande. La Valle dei Bagni conserva molti alpeggi che, nel periodo estivo, erano utilizzati dagli alpigiani per il pascolo degli animali. Negli anni dal 1850 al 1930 la zona è stata sfruttata per la grande quantità di legname presente, tramite una teleferica, progettata e costruita dall’impresa Umberto Girola, il legname era portato dal fondo della Valle dei Bagni fino ai laghetti di Moino a quota 1973 e da qui tramite una galleria scavata nella roccia, veniva fatto scendere, sempre con la teleferica, fino a Prestinone (frazione di Craveggia).
Craveggia è conosciuta per lo stile architettonico delle ville settecentesche, i caratteristici camini dalle notevoli proporzioni e gli affreschi che ricoprono parte delle facciate dipinte da famosi pittori locali tra i quali i più illustri sono Giuseppe Rossetti, Mattia Giuseppe Borgnis e Carlo Fornara. Questi famosi pittori hanno arricchito le chiese, gli oratori e le cappellette del paese ed anche nella vicina Svizzera hanno lasciato le proprie impronte in oratori, parrocchie e comuni come Campo Valle Maggia (la parrocchiale di San Bernardo) e Cima Motto.
La posizione strategica a cavallo del confine di Italia e Svizzera la zona dei Bagni è stata teatro di varie vicende internazionali, a partire dagli atti di contrabbando con lo scambio di riso italiano e sigarette svizzere, fino alle sanguinose vicende della Seconda Guerra Mondiale. Nell’autunno del 1944 è stata compiuta da parte delle truppe nazifasciste una delle più gravi violazioni territoriali della Svizzera in tempo di guerra. I fatti si svolsero nell’ottobre del 1944 quando alcuni partigiani, in seguito alla ritirata dovuta alla Disfatta di Domodossola e alla caduta della Repubblica dell’Ossola, chiesero asilo politico. Dopo un prolungato scontro a fuoco nei pressi del confine con la violazione dello stesso da parte dei nazifascisti e dei partigiani, gli italiani riuscirono a trovare rifugio nel territorio svizzero. Dopo una lunga trattativa fra svizzeri e nazifascisti, il Governo svizzero negò l’estradizione dei rifugiati e la situazione tornò alla normalità. Da ricerche effettuate da alcuni studiosi dell’università di Milano, risulta che si parla per la prima volta esplicitamente della sorgente termale dei Bagni di Craveggia in un documento del 1298. Nel 1406, fra antichi documenti, viene ritrovata una pergamena che menziona una sorgente di acqua calda dove vennero in seguito stabiliti i Bagni Termali di Craveggia. Nel 1816 si hanno notizie delle prime utilizzazioni per usi curativi ad opera degli alpigiani. Nel 1823, nacque l’idea di costruire il primo albergo termale e da fonti storiche successive si apprende che verso il 1860-1870 lo stabilimento dei Bagni di Craveggia godeva di felice attività. Nel 1877 l’albergo termale fu ampliato e lì si poteva fruire delle acque benefiche. L’edificio messo a nuovo, nel pomeriggio dell’11 agosto 1881 venne distrutto quasi totalmente da un incendio doloso. Negli anni seguenti, in considerazione delle numerose richieste, l’albergo venne ricostruito. La fine dell’attività alberghiera termale avvenne nell’inverno del 1951 quando un’imponente valanga scesa dal Monte Camana, antistante le terme, distrusse tutte le case sulla sinistra orografica del torrente e risalendo con violenza tale da distruggere l’edificio dei Bagni, fu risparmiato solo il seminterrato. Ciò che restava dell’albergo termale fu spazzato via dall’alluvione dell’Isorno del 1978 che provocò ingenti danni portando via anche il ponte che collegava le terme alla sponda sinistra orografica dove arrivava la strada sterrata che scendeva dal confine svizzero.