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Cannobio e la Valle Cannobina si affacciano sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, incuneati tra Ossola (Vigezzo) e Verbano (Valle Intrasca e Valgrande) confinando a settentrione con il Canton Ticino (Centovalli e Brissago). Una popolazione complessiva oggi di solo 6.000 abitanti, per oltre l'80% dimoranti a Cannobio, nell'unico tratto pianeggiante alla foce deltorrente Cannobino, le cui acque impetuose allorché in piena, hanno nei millenni eroso ed inciso profondamente per quasi 28 chilometri questa Valle di origine glaciale, di circa 110 kmq, con una morfologia accidentata ed impervia, ed un'altezza cha va dai 193 metri del Lago ai 2.189 m del Monte Limidario, (Ghiridone). Escludendo i servizi, turismo e "frontalierato" costituiscono le due fonti quasi esclusive di lavoro. Disseminate lungo il Lago le frazioncine di Cannobio, con Carmine e con i due abitati di Sant' Agata (m 464) e di San Bartolomeo, un tempo comuni autonomi, come pure Traffiume dove la Valle inizia ed il torrente s'incassa formando un Orrido spettacolare, detto di Sant'Anna, luogo simbolico dove monte e acqua s'incontrano. Nella Valle, solo Socraggio appartiene a Cannobio e quattro sono gli altri comuni: Cavaglio Spoccia,Cursolo Orasso, Falmenta con la frazione Crealla e Gurro, ed i singoli paesini dominano la strada carrozzabile che si snoda per 21,6 Km sino al valico dello Scopello (m 967), che immette in Valle Vigezzo.
Paesaggio e ambiente di Lago e di Monti. Notevole il dislivello che separa le vette dal Fondovalle, ciò che conferisce ai loro fianchi un aspetto di severità ammantata di verde. I paesi della valle ornano un paesaggio la cui componente dominante è il bosco, favorito nella sua diffusione anche dalle caratteristiche climatiche (clima insubrico: temperato), con precipitazioni molto elevate, un regime pluviometrico di tipo equinoziale, un'umidità atmosferica generalmente elevata ed escursioni termiche non eccessivamente marcate. I prati ed i pascoli sempre più incalzati dalle selve sfruttano i terrazzi morenici, ma a quote più elevate, intarsiando il verde più cupo dei boschi dominati dai cedui di castagno e faggio sempre più invecchiati. La flora è notevolmente variegata: dalle palme e camelie, con la "vegetazione mediterranea" ed anche i limoni del Lago, ai castagni, aceri, tigli e frassini, querce, faggi, con qualche pecceta o pineta (pino silvestre) e rari abeti bianchi, sino agli ontani e rododendri, con i larici e i mughi delle zone più elevate.
Cannobio si presenta con edifici civili, come il "Parasi" "Il Palazzo della Ragione" , che forma un complesso unico con l'alto campanile del 1291, mentre le numerose chiese "una gamma che va dal barocco del Santuario ella Pietà, al romanico di San Gottardo nella frazione Carmine", custodiscono pregevoli pezzi d'arte sacra, " e capolavori come la salita di Cristo al Calvario, di Gaudenzio Ferrari (1474-1546), nel Santuario della Pietà. In uno spettro di sapienza costruttiva decorativa che attraversa i secoli, si affiancano le dimore rustiche ai palazzotti delle casate più ricche. Una continuità tra ceti nobili, mercantili e mondo rurale, che ha caratterizzato lo sviluppo di Cannobio ed il suo rapporto con la Valle, dalla quale trasse per secoli la ricchezza dei suoi boschi, e i suoi pascoli e delle sue acque.
Cannobio è la porta della Valle Cannobina, una storia comune. Porta d'acqua e di sole, ma anche porta storica, punto di partenza e capolinea dellevicende secolari di questa regione, da prima della nascita di Cristo, al tempo dei liberi comuni, alle vicende d'emigrazione dopo l'unità d'Italia, alle vicende belliche della resistenza nella Seconda Guerra Mondiale. Gli storici concordano nel far derivare il nome di Cannobio dalle canne che, pare, ivi abbondassero. Già insediamento romano, poi "curtis regia" sotto il dominio longobardo e prospero borgo mercantile prima dell'anno mille, Cannobio conserva soprattutto nel patrimonio architettonico le testimonianza di un passato di nobiltà e ricchezza, che ricordano il periodo delle orgogliose libertà comunali, che precedettero la spontanea consegna (1342) alla dominazione milanese della quale ne segui le vicende future sino al 1748, dove, in seguito al trattato di Worms, Cannobio e la sua Valle iniziarono la loro storia con i Savoia, e dopo la parentesi Napoleonica, dell'Unità d'Italia, con un'isolata testimonianza di rivoluzione industriale, di un setificio che occupava qualche centinaio di operai e di fanciulle. Il capitolo della Resistenza, infine, fu scritto in queste terre con un notevole tributo di sangue. Si ricordano le forche erette per rappresaglia dai nazisti sul lungolago di Cannobio e i tanti morti rimasti sulle montagne della Cannobina. Cannobio fu il primo (ed effimero) territorio liberato dell’alto Verbano e dell’Ossola, i partigiani vi entrarono il 2 settembre del ‘44. Fu riconquistato dalle forze nazi-fasciste il 9 settembre, giorno in cui i partigiani trattavano la resa del presidio di Domodossola. Per ciò il confine della Repubblica dell’Ossola fu stabilito a metà valle, a Ponte Falmenta.